a Domodossola, dove le montagne sembrano fare da guscio alle idee più audaci, l'incontro ideale con Chef Christian Elena prende la forma di un racconto: come se sfiorassimo i colori che lui maneggia ogni sera. Parla del menù come di una tavolozza viva che muta con il tempo e le materie, una grammatica cromatica che organizza senza irrigidire.
"Il nostro menù segue i colori… è un'idea che ci serve per darci uno schema da seguire che però ci lasci molta possibilità di cambio" confida; ogni colore, prima solista nei benvenuti, poi coppia nei piatti principali, può trasformarsi in tecnica, cottura, lavorazione, combinazione. Non è un vezzo decorativo, ma una struttura mentale: "Io prima penso a una materia che vorrei utilizzare in un nuovo piatto, per ultimo vedo quale colore la migliora o la rende più personale e infine, nel caso delle portate principali, con quale altra materia o piatto si fonde meglio".
Il colore è quindi innesco, bussola e ponte: "Il colore è solo uno spunto, un collegamento a quello che vuole essere la ricetta che in quel preciso momento identifica di più il nostro modo di cucinare", precisa. Serve a lui, più che agli ospiti, per tenere in equilibrio un percorso ampio che non è un catalogo di cose riuscite bene, ma una trasmissione identitaria.
Quando si passa alla dimensione dell'accoglienza, il disegno emerge netto: un massimo di nove coperti nella parte gastronomica per concentrare attenzione e gestire una cucina non enorme. Nel bistrot e nel bar la semplicità aumenta di un lieve grado, consentendo qualche coperto in più senza tradire la qualità delle materie, evitando solo di spingere troppo su contrasti e tecniche lunghe.
"Manteniamo comunque un profilo di materie prime molto elevate" sottolinea, felice di vedere gli stessi clienti tornare in diversi momenti in ogni anima del locale. L'interazione è parte della trama serale: cercano di azzerare barriere, trasformando il confronto in carburante di crescita e in rapporto di stima che spesso sfiora l'amicizia. "Ci piace molto interagire e conoscere i nostri ospiti e capire il motivo per cui ci hanno scelto" dice, e il tono rivela una cura relazionale che non è rituale ma ascolto. Non c'è regola fissa sulla provenienza degli ospiti: nel ristorante gastronomico molti stranieri e italiani di altre regioni, e l'ampiezza anagrafica li obbliga a cambiare approccio ogni volta in modo diverso e stimolante.
Ristorante Elena
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Domodossola (Piemonte)