sorbo Serpico è incastonato tra i vigneti dell’Irpinia. Le colline, in autunno, si tingono di rame e oro, mentre l’aria profuma di mosto e legna umida. È qui che sorge il Ristorante San Gregorio, parte del progetto di accoglienza Borgo San Gregorio di Feudi di San Gregorio, una delle cantine al centro della rinascita vitivinicola campana. Si tratta di un luogo dove il vino non accompagna il cibo: lo guida.
Al centro di questa visione c’è l'Executive chef Antonio Minichiello, che ci racconta il suo spazio più intimo: il Nido. «È un’esperienza esclusiva che abbiamo immaginato con un’idea ben chiara: mettere il vino al centro. È pensato per chi visita la cantina e desidera vivere qualcosa di davvero immersivo.», spiega. Il Nido, infatti, è il loro chef’s table, ma con una particolarità: non si trova in cucina, bensì al centro della sala, ed è soprattutto il tavolo del sommelier. Otto calici, scelti con cura, vengono abbinati alla cieca a otto piatti preparati personalmente dallo Chef. «Il risultato», racconta, «è un percorso gustativo inaspettato, coinvolgente e divertente».
Fu l’architetto Roberto Liorni a immaginare quello spazio riservato ma visibile a tutti, costruito con rami di castagno dei boschi circostanti.. Crediti: Ristorante San Gregorio
«Volevamo portare il paesaggio dentro il ristorante, renderlo materia viva, concreta, quasi da toccare.»
L’idea, racconta, è nata nel 2019, quando il ristorante ha riaperto dopo un’importante ristrutturazione. Fu l’architetto Roberto Liorni a immaginare quello spazio riservato ma visibile a tutti, costruito con rami di castagno dei boschi circostanti. «L’obiettivo era andare oltre la semplice vista sul territorio offerta dalle grandi vetrate: volevamo portare il paesaggio dentro il ristorante, renderlo materia viva, concreta, quasi da toccare», dice lo chef. Ed è esattamente ciò che si percepisce sedendosi al Nido: la sensazione di far parte di un luogo, non solo di osservarlo.
Il servizio, racconta Minichiello, è pensato per essere qualcosa di davvero unico. A guidarlo è il sommelier, che conduce l’ospite attraverso un racconto fatto di terroir e di storie di bottiglie, lasciando che ogni vino trovi la sua voce. Lo chef costruisce i piatti come risposte sensoriali a quei calici: ogni sapore è calibrato per valorizzare l’abbinamento, per cercare quell’armonia perfetta che sorprende e diverte.
Quando gli si chiede un consiglio per vivere questa esperienza, suggerisce: «Lasciarsi andare. Essere curiosi, aperti alla scoperta. Il Nido è un invito a giocare con gli abbinamenti e a vivere con tutti i sensi, senza fretta». Nel tempo, quel piccolo spazio ha accolto ospiti da tutto il mondo: italiani e stranieri accomunati dal desiderio di vivere qualcosa di autentico e irripetibile. Tra i ricordi che lo chef custodisce, ce n’è uno che torna spesso: le proposte di matrimonio celebrate proprio lì, al Nido. «Ogni volta è un privilegio assistere a un momento così intimo e contribuire a renderlo unico».
Ristorante San Gregorio
Puoi leggere tutti nostri contenuti estesi gratis, ma per rimanere indipendenti chiediamo il tuo supporto registrandoti e permettendoci di comunicarti le novità di Tablexperience: bastano pochi secondi. Oppure puoi passare a Premium, l'abbonamento che elimina la pubblicità e ti offre tantissimi contenuti e funzioni aggiuntive.
Sorbo Serpico (Campania)