Chef's Table

Omakase tra Italia e Giappone

Moi Omakase

Prato (Prato)

3 Cappelli Guide Espresso

Menzionato Guida Michelin

Prezzo

Posti

1–4 Persone

Menù Dedicato

Degustazione

Condizioni Speciali

Varie

Quando Andare

A Cena

Prenotabile

Dal sito

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  • Domenica chiuso

Di fronte al profilo severo del Castello dell’Imperatore, a Prato, trovate un interessante progetto gastronomico: MOI Ristorante Omakase e Sake, un ristorante Omakase di uno Chef italiano che ha fatto del suo amore per il Giappone il fulco della sua carriera.

Il locale nasce come naturale evoluzione dell’esperienza iniziata otto anni prima con il primo MOI di via Giuseppe Verdi, piccolo e raccolto avamposto dedicato alla cucina giapponese autentica. Il locale nella sua forma attuale si è arricchito di una vocazione ulteriore, quella della ricerca e degustazione del sake, in un contesto che coniuga rigore nipponico e sensibilità italiana.

Lo chef e imprenditore Francesco Preite, classe 1983, intraprende il proprio percorso grazie a un dono inatteso: un viaggio a Tokyo nel 1999, offerto dal padre. Da quella prima esperienza nasce un’attrazione irresistibile per la cultura giapponese, alimentata dalla fascinazione per le armi dei samurai e dai legami con l’arte antica della forgiatura. A partire da allora, lo studio dei coltelli da cucina giapponesi, opera di maestri coltellinai discendenti da famiglie di armaioli, diventa il primo passo di un cammino che lo porterà a legarsi profondamente alla tradizione gastronomica del Sol Levante.

Il tempo in Giappone, con viaggi regolari tre o quattro volte all’anno e lo studio con grandi maestri, rappresenta per Preite un vero apprendistato continuo. L'approccio è rigoroso: il suo sito essenziale descrive il severo iter della formazione di un cuoco in Giappone: nei primi due anni l’apprendista può soltanto osservare il proprio Shokunin, limitandosi a mansioni umili come lavare i piatti o pulire i pavimenti. Soltanto in seguito si passa all’apprendimento della cottura del riso e, dopo quattro anni, all’arte del taglio del pesce e della composizione dei piatti. È un modello che riflette un principio chiaro: la cucina è ricerca della verità racchiusa in ogni ingrediente, un dialogo continuo tra corpo, mente e materia.

Questa filosofia trova compimento nell’approccio Omakase: l’idea è che il cliente si affidi totalmente allo chef, seguendo un percorso guidato che esprime stagionalità, purezza degli ingredienti e rispetto della tecnica. 

MOI si distingue anche per la selezione di sake, concepita come parte integrante dell’esperienza. La cantina è orientata alla scoperta, offrendo agli ospiti l’occasione di avvicinarsi a una bevanda che, come il vino in Europa, riflette territori, tradizioni e artigianalità. Non si tratta soltanto di abbinamento, ma di un percorso parallelo che accompagna il gusto dei piatti, amplificandone le sfumature.

L’atmosfera del locale rispecchia la ricerca e la disciplina dello chef: ambienti sobri, pensati per favorire la concentrazione sul cibo e sulle sensazioni che esso suscita. L’illuminazione discreta, i dettagli essenziali e la disposizione degli spazi invitano a vivere la cena come un rito conviviale.

Al MOI la cena non è semplicemente un appuntamento gastronomico, ma un’esperienza che prende forma attorno a un unico tavolo da dieci posti, disposto come un bancone essenziale e raccolto. Qui lo spazio stesso racconta una filosofia: non ci sono tavoli separati, ma un luogo di condivisione, in cui lo chef e i commensali vivono lo stesso tempo e lo stesso ritmo. La struttura architettonica del ristorante si concentra tutta su questo fulcro, trasformando l’atto del mangiare in un rituale comunitario.

Il principio guida è quello dell’Omakase – “mi fido di te” – che affida interamente allo chef la costruzione del percorso. Non esiste un menù à la carte: tutto si fonda su un degustazione articolata che riflette stagionalità, mercato e ispirazione quotidiana. La materia prima, selezionata con cura meticolosa, conduce un viaggio fatto di contrasti calibrati e di armonie sorprendenti.

Lo stile di cucina si muove entro i confini rigorosi della tradizione giapponese, con un’attenzione assoluta all’essenzialità del gesto e alla precisione tecnica. Una ventina di assaggi si susseguono con ritmo naturale: nigiri, zuppe, piatti caldi e un dessert finale. In ogni passaggio, il denominatore comune è il rispetto della materia prima altamente selezionata.

Il Menu Omakase ha un costo di 140 euro a persona, con acqua inclusa e bevande alcoliche escluse. È accessibile sia per gruppi ridotti (da uno a quattro ospiti), sia nella formula esclusiva da dieci persone, che prevede la prenotazione dell’intero locale. La cena inizia sempre allo stesso orario, le 21.00.

Un dettaglio significativo completa l’esperienza: la richiesta di rispetto per le regole di prenotazione e puntualità. Annullare con meno di 24 ore di anticipo o superare il quarto d’ora di ritardo significa compromettere l’equilibrio di una serata pensata nei minimi particolari. Un approccio che riflette non rigidità, ma coerenza con l’idea di ospitalità che il MOI propone: una forma di rispetto reciproco, che dà valore al lavoro di chi cucina e al tempo di chi siede al tavolo.

In questo equilibrio fra rigore e accoglienza, il MOI trova la sua forza: un ristorante che non offre semplicemente ottimi piatti, ma un percorso di fiducia, rispetto e scoperta, capace di trasformare ogni cena in un’esperienza unica.

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Moi Omakase

Ristorante Japanese

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Viale Piave, 10/14, Prato (Prato), Toscana
Telefono:
+39 0574 065595

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Credits: @just_andrea_fongo

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